CASA DEL FRATELLO MICHELE
Quando l’estrema sofferenza fisica non gli permise l’accesso alla ‘Torretta’, Padre Pio si trasferì in via Santa Maria degli Angeli, n. 44, nella vicina abitazione del fratello Michele: una casetta decorosa, formata da tre vani ed ubicata al piano superiore della ‘casa materna’, acquistata dal papà Grazio Forgione con i risparmi messi da parte da emigrante. La stessa casa ebbe come ospite la signora Maria Pyle, figlia spirituale di Padre Pio, che vi soggiornò a Pietrelcina dal dicembre 1941 al 1943, nel periodo della grande guerra per sfuggire ai tedeschi.
Quest’abitazione, luogo importantissimo dell’itinerario mistico e della vita del giovane Padre Pio, fu testimone di tantissimi fatti soprannaturali al punto che, ricordandola, questi dirà: “Se quelle pietre potessero parlare…”. Qui lottava fisicamente con i demoni, quei “cosacci” come li chiamava lui, che non cessarono mai di percuoterlo. Nelle lettere dirette a padre Agostino, suo direttore spirituale, scriveva che “barbablù” non si voleva dare per vinto: “il demonio mi vuole per sé ad ogni costo”, “ha preso quasi tutte le forme” e gli faceva visita con altri “satelliti”, armati di bastoni e d’ordigni di ferro e, quello che è peggio, sotto le loro vere sembianze. Inoltre, confidò a padre Agostino: «l’altra notte la passai malissimo: quel cosaccio da verso le dieci, che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente. Molte furono le diaboliche suggestioni che mi poneva davanti alla mente, pensieri di disperazione di sfiducia verso Dio».
Tante volte la mamma trovava l’abitazione in subbuglio ed il figlio stremato nelle forze poiché tanti e svariati erano gli attacchi dei demoni, che lo gettavano dal letto, lo trascinavano per la stanza, emettevano grida disperate, gli causavano violentissimi mal di testa ed acutissimi dolori alle braccia per impedirgli di scrivere al confessore, gli facevano sparire o gli distruggevano le lettere.
E continue erano anche le tentazioni che il “sozzissimo nemico” cercava di introdurgli, tanto che scriveva: «ci sono dei momenti che mi trovo proprio sull’orlo del precipizio, li per li per cadere» ma, nonostante tutto, faceva “indigestione di consolazione” poiché veniva confortato dalla presenza di Gesù, della ‘Mammina mia’, di San Francesco e dell’Angelo Custode.